Maestri Comacini e Magistri Saltriesi - Comune di Saltrio (VA)

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Maestri Comacini e Magistri Saltriesi

Brevi cenni storici dei Maestri Comacini ed i Magistri Saltriesi
(a cura di Amerigo Sassi)

[1] "Magistri Comacini" furono chiamati i numerosi artisti che isolati o in vere corporazioni e Società si spargevano dal territorio comasco per la Lombardia, l'Italia Settentrionale, Centrale e nel Centro Europa per esercitarvi l'arte dell'architettura e subordinatamente le arti sussidiarie della statuaria, della scultura decorativa, talvolta anche della pittura e dell'ingegneria in genere.

Maestri Comacini erano detti questi artisti, perché traevano origine e tradizioni artistiche dal territorio Comacino; per essere più chiari ancora giova osservare che, nel passato e specie prima del secolo XVI, si intendeva per territorio comacino non solamente quello che costituisce l'attuale provincia di Como e ne circonda il massimo lago, ma anche tutto il territorio soggetto alla giurisdizione ecclesiastica della Curia Vescovile comasca, che si stendeva oltre che sull'attuale territorio su pressoché tutto il Canton Ticino e su parte dei Grigioni e della Valtellina.

( ) …… Francesco Quatremère, nel suo dizionario di architettura così scrive: Comacini si chiamarono nel Medio Evo quelle compagnie di muratori che dalle rive dei laghi di Como, di Lugano e Maggiore, una usanza affatto non ancora interrotta, si spargevano per l'Europa ad erigere sia edifici sacri, sia profani e nelle leggi longobardiche con il nome di Maestri Comacini erano onorati di tutti i privilegi.

( ) …… Essi usavano riunirsi in corporazioni a difesa dei loro interessi e delle loro attività.

Fatto rilevato dal Muratori, il quale esamina il famoso editto fatto emanare dal Re Longobardo Rotari composto da ben 338 capitoli ed articoli; egli fa rilevare che l'articolo 344 dice: "Magister Comacinus cum colligantes ……", vale a dire coi suoi colleganti, prova quindi dell'esistenza di corporazioni o associazioni di lavoratori in costruzioni edilizie che provenivano dal territorio comacino.

L'articolo 145, rivolto a chi aveva chiamato o condotto il Maestro Comacino a disegnare o dirigere l'opera significa che i Maestri Comacini non erano semplicemente dei manovali, muratori o murifabbri, accorrenti là dove si doveva costruire, ma erano delle corporazioni aventi fra di loro artisti capaci di disegnare o dirigere lavori di una fabbrica, quindi persone in condizioni di avanzata cultura.

……… Di più. La vita in comune e sotto una legge speciale privilegiata che questi lavoratori, dall'architetto al più modesto scalpellino, conducevano intorno alle loro fabbriche, doveva di necessità far nascere fra di loro una specie di affratellamento: le continue migrazioni da un paese all'altro dovevano aver stabilito delle corrispondenze, delle convenzioni di reciproco aiuto ………

La secolare parola di "Magistro" sui registri parrocchiali di Saltrio scompare definitivamente dall'inizio del 1815 ed è sostituita da: "picapresa", "cavatore", "scalpellino", "marmista" o "marmorino", "ornatista", riservando ai personaggi di elevata preparazione artistica scultorea il titolo di "Scultori".

 

I segni del lapicida

Il prof. Renzo Dionigi, in una sua pubblicazione, traccia una ampia disamina sul significato dei segni che i lapicidi lasciavano sui lavori da loro eseguiti per identificarsi.

Essi usavano scolpire i loro segni sui conci, nei sottotetti o sulle pietre lavorate; i graffiti avevano molteplici scopi e si distinguevano in:

[2] 1° - Segni dei tagliatori di pietra, che lavoravano a cottimo e che pertanto marchiavano la loro pietra per ottenere il salario.

2° - Segni di maestri tagliatori, non facilmente distinguibili da altri segni.

3° - Segni di maestri di cava, di gran lunga i più numerosi e che sono del tutto simili a quelli dei tagliatori di pietra, ma oltre ad avere un significato di identificazione e di responsabilità, assumono un significato di pubblicità assai simile ad un marchio di fabbrica, con informazioni riguardanti anche la proprietà tanto del cantiere quanto del materiale.

I lapicida usavano inoltre incidere nel pallio degli altari varie forme di croci , dalle quali era possibile identificare l'autore.

 

La definizione della croce:

La Croce Latina anticamente anche chiamata: "immessa" o "capitata" oppure "della passionecristica", "cristiana". La croce latina può essere anche capovolta ed allora definita Croce di San Pietro.

La Croce Greca o quadrata ha quattro bracci uguali, che talora possono essere barrati a forma di quattro tau.

La Croce Commissa o patibulata ha la forma della lettera greca Tau e può presentarsi anche come croce a tau capovolta.

La Croce decussata è detta anche croce di Sant'Andrea, perché su una croce di questa forma fu inchiodato e fatto morire Sant'Andrea.

La Croce uncinata a gammata è costituita dalla svastica (dal Sanscrito "svastica", fortuna e felicità).

La Croce ansata è ritenuta di origine egizia.

La Croce di Lorena - detta anche "patriarcale" fu l'emblema della casa di Orleans.

La Croce di Malta è definita anche la Croce delle otto punte ed è l'insegna dei Cavalieri di Malta.

La Croce teutonica o templare fu adottata dai Cavalieri Templari e poi da Cavalieri Teutonici.

La Croce di Gerusalemme è detta anche croce gerosolimitana.

La Croce Cosmologica è una croce greca a bracci barrati con all'interno quattro piccole tau.

La Croce a Trifoglio o cardinalizia accosta i significati a quelli della Croce di Lorena.

La Croce Latina quadruplicata riunisce quattro croci latine ed è detta "croce ricrociata" o della consacrazione.

La Croce a forca o del Ladrone era utilizzata dai romani per cagionare la morte lenta.

Quando venne fondata La Massoneria per identificarsi adottò come suoi simboli gli attrezzi dei lapicida: lo scalpello (il mazzuolo), il triangolo, la punta, il livello, la squadra - il regolo.

I Maestri Comacini per identificarsi ebbero come simbolo la "Rosa Comacina".

A Saltrio la Rosa Comacina è scolpita nel Monumento dei Caduti nella guerra del 1915-1918 e collocata in alto nei quattro lati.

Palazzo Marinoni - Sede Centro Anziani

Sala ritrovo - soffitto - è dipinta la Rosa Comacina sotto diverse forme.

 

Nota [1] G. Staffarello - La Patria - Geografia dell'Italia - Parte Seconda - Como - Sondrio - Canton Ticino e Valli dei Grigioni + Unione Tipografica - Editrice Torino - pagg. 60-62.

Nota [2] Prof. Renzo Dionigi - I Segni dei Lapicidi - Tracce e Massoneria Operativa in Italia - Diacronia - 1996 - pagg. 34, 49, 50.

 

 

I Magistri Saltriesi

Saltrio fu terra comasca per secoli, ed ecclesiasticamente sotto la Diocesi di Como, nel 1927, venne creata la Provincia di Varese e il paese vi fu aggregato; nel 1982 passò sotto la Diocesi di Milano.

Si è voluto effettuare una ricerca sui nostri magistri in quanto definiti "Maestri Comacini", perché essi rappresentano una parte della nostra storia e della nostra cultura: ricerca incompleta e piena di difficoltà per il lungo tempo trascorso da quando essi operarono e per l'oblio in cui sono caduti, e pertanto non esaustiva.

Per l'individuazione dei maestri sono stati consultati i registri parrocchiali, in particolare le documentazioni prodotte dagli storici che li hanno citati nelle loro pubblicazioni.

Essi stipularono parecchi contratti per la fornitura della pietra lavorata e non, estratta dalle nostre cave, per la costruzione di abbazie, di basiliche, santuari, chiese, palazzi storici ed opere ornamentali.

Si citano per la notorietà alcuni luoghi dove essi operarono: l'Abbazia di Piona e il Chiostro di Voltorre, la Certosa di Pavia, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Milano, il Santuario della Beata Vergine in Saronno, il Sacro Monte di Varese con le sue cappelle, alcuni celebri palazzi di Milano.

I Maestri Comacini poi, non mancarono di svolgere una notevole attività scultorea ed artistica considerata minore - ma non meno importante, poiché i lavori che eseguirono sono considerati delle vere opere d'arte: gli altari, le balaustre ed altre appendici significativamente ornamentali.

Essi si recarono a Roma, per l'abbellimento della Città Eterna, e in varie località della Lombardia, del Piemonte, del Canton Ticino (Svizzera), e persino nell'America del Nord.

Ricordarli è rendere omaggio alle antiche casate saltriesi alle quali appartennero: i Giudici, i Marchesi, i Sant'Elia, i Rusconi, i Bianchi, i Lucini, i Paracca, i Donghi, i Galli, i Sartorelli.

Essi seppero onorare l'arte dello scalpello, non mancarono di identificarsi nel loro paese d'origine, e rappresentano un patrimonio storico saltriese, che deve rendere orgogliosa la nostra comunità.

 

Le citazioni dei Magistri per opere eseguite in varie località o per altre cause

Saltrio, 14 luglio 1484: Magistro Donato Marchesi del fu Giorgio detto "Bata" partecipa alla congregazione Generale delle Piee di Arcisate.

Magistri elettori del Parroco Andrea Piscina (Andrea Pessina): M.to Petrus De Judicibius figlio di M.stro Sebastiano; M.stri Jacobi ed Bernardinus Figli del Magistro Graciani Giudici; M.stri Petri de Judicibus figlio M.stro Dominaci Giudici; M.stro Jacobus De Marchesis figlio di Gabrielis; M.stro Athes de Matchesis figlio del Magistro Camillo de Marchesis; M.stro Francescus de Marchesis figlio del m.stro Erarto; M.stro Jacobi del Marchesis.

(Riunione tenutasi il 22 gennaio 1566).

Viggiù, 4 giugno 1583: Magistro Gio. Maria Sant'Elia figlio del magistro Stefano Sant'Elia stipula un contratto con Vespasiano Giudici di Viggiù per l'affidamento del figlio Guido per 4 anni affinché possa apprendere l'arte dello scalpello.

 

Le opere conservate:

- Anno 1515 - Pietro Giudici detto "il Cadorago" esegue la statua della SS. Trinità.

- Anno 1525 - Statua della Madonna col Bambino firmata "De Judicibus" (si pensa possa essere lo stesso magistro che fece la statua della SS. Trinità).

- Clivio, 23 marzo 1582: Magistro Cristoforo Giudici stipula un contratto con Clemente Orrigono per la fornitura di un portale.

- Chiavenna - le fortificazioni sforzesche in Valtellina e Valchiavenna: (non citato l'anno) Corrado da Saltrio si impegna ad erigere il muro presso il monastero di Ladranio.

- Chiavenna, 15 gennaio 1490: citazione del notaio Giovan. Pietro Mascrinco, in cui Bernardino Giudici stipula un contratto con Giovanni Soldano e Cristoforo Comolli per la fornitura di 2000 pezzi di lapidi per la costruzione della torre delle Gandane (ora andata distrutta).

 

Altre citazioni dei Magistri dal 1500 al 1800

Gio. Maria Giudici - stipula un contratto per la fornitura del Battistero di Olgiate Olona.

G. Francesco Marchesi e Annibale Giudici - nel 1585 stipulano un contratto per la fornitura di quattro colonne per reggere il tiburio della chiesa di San Vittore di Varese.

 

I Magistri a Roma dall'inizio del 1500 fino a quello del 1600

Saltrio può sentirsi orgogliosa che i suoi Magistri abbiano contribuito all'abbellimento di Roma, "La Città Eterna", ed abbiano saputo farsi apprezzare anche come scultori. Succintamente si citano, facendo presente che gli studiosi danno ampie documentazioni, e sono presenti fin dall'inizio del 1500:

1) Indizione del 9 luglio 1536 della Congregazione dei Lapicida

Sono citati: Magister Baptista de Saltrio - Magister Petrus Antonius de Saltri - Maestro Johanni de Marchesis.

Giovanni Marchesi tiene rapporti con Michelangelo Buonarroti il quale gli affida alcuni lavori per la tomba del Papa Giulio II.

Tra i Bianchi, imparentati tra loro, in particolare sono citati G.B. Bianchi ed Achille Bianchi, scultore.

Battista Rusconi fu Console della Congregazione dei Lapicida nel 1591 ed autore di altari.

Ad essi fanno corona: Domenico Marchesi, Domenico De Judicibus (Giudici) "Batta" Marchesi, Orazio Marchesi, Bernardino Marchesi, Giodomenico Antonio Sant'elia.

 

I Magistri che dall'inizio dell'erezione fino alla sua ultimazione nella seconda metà del 1600 stipularono contratti per la fornitura della nostra pietra lavorata e non:

Il Santuario della B. Vergine dei Miracoli di Saronno:

- Anno 1505: I Magistri citati che stipularono contratti con i vari deputati: Beltramo da Bregno, figlio del fu Giovanni di Saltrio, stipula il primo contratto per la fornitura della pietra di Saltrio; magistri Antonio da Saltrio; Gabriele da Saltrio; Giudici Bernardo; Giudici Cristoforo; Giudici Cesare; Pietro Giudici; Domenico di Saltrio; Marchesi Domenico; Marchesi Pompeo (omonimo del noto neo classicista del 1800); Pietro Giacomo Marchesi.

Santuario Sacro Monte di Varese:

- Anno 1607, Cappella Seconda della Visitazione: Francesco Maria Giudici fu Giovanni esegue cinque apprezzate piramidi.

Duomo di Como:

- Seconda metà circa del 1600 -- Cappella dedicata alla beata vergine Assunta: Leone da Saltrio esegue cinque statuine.

Abbazia di Chiaravalle:

- Anno 1686: Magistro Bernardo Giudici da Saltrio e Magistro Ludovico Bianchi di Viggiù eseguono modifiche all'altare maggiore e fanno i piedistalli e scalini in marmo nero.

Sillavengo - Chiesa Parrocchiale di San Giovanni:

- Anno 1698: Pietro Marchesi esegue balaustra dell'Altare Maggiore.

Sizzano Chiesa Parrocchiale di San Vittore:

- Anno 1698 - 1700: Magistri Pietro Marchesi e Pompeo Marchesi eseguono l'Altare Maggiore.

Torino - Chiesa della Confraternita della Santissima Trinità (Progetto architetto Juvara):

- Anno 1703: Magistri Giovanni Battista Paracha e Andrea Donato Dongo eseguono i piedistalli laterali dell'Altare Maggiore.

Ghemme - Chiesa Parrocchiale dell'Assunta:

- Anno 1707: Giuseppe Marchesi esegue la balaustra della Cappella di Santa Maria.

Asti - Chiesa di San Martino già dei Padri Barnabiti:

- Anno 1714: il magistro Pompeo Marchesi esegue l'altare nella cappella destra della chiesa. Risulta che Pompeo Marchesi con altri della casata svolsero un ruolo importante nell'attività locale dell'arte scultorea.

Sizzano - Chiesa Parrocchiale di San Vittore:

- Anno 1719: Giuseppe Marchesi esegue il fonte battesimale. Probabilmente Pompeo Marchesi e Pietro Marchesi realizzarono tra il 1718 e il 1719 la balaustra dell'Altare Maggiore.

Novara - Chiesa Parrocchiale di San Quirico (ora S. Pietro al Rosario):

- Anno 1727: Magistro Giudice Giovanni qd. Bernardino di Saltrio con Cesare Pellegatta qd. Andrea di Viggiù eseguono due balaustre.

Torino:

- Anno 1789: dall'elenco dei crediti del sig. Antonio Pellegatta verso i Magistri Pietro ed Antonio Casabella risulta che essi si trasferirono a Torino verso il 1780. Essi condussero un laboratorio per la lavorazione di marmi e fornitura di altari e balaustre.

Certosa di Pavia

Anno 1825 - 1839: Paracca Francesco con i figli Stefano e Giuseppe vi si recano periodicamente da aprile a novembre per l'esecuzione di opere di rifacimento in pietra di Saltrio, sia all'interno quanto sulla facciata. Ha collaborato anche Giacomo Cassi di Bernardo.

 

 

I Magistri Saltriesi presenti nel Canton Ticino

I nostri magistri svolsero un ruolo di rilievo nel Canton Ticino, motivato dalla fornitura dei vari tipi di pietra estratta dalle nostre cave per la costruzione di chiese, palazzi o opere ornamentali.

Essi altrettanto seppero affermarsi, allorquando vennero chiamati ad eseguire lavori di abbellimento, come altari, balaustre, lavori ornamentali per varie chiese.

Si pensi che nel 1700 riuscirono ad affittare le cave di broccatello estratto dalle cave di Tremona, o del rosso d'Arzo per poter ottemperare agli impegni assunti.

Necessariamente la documentazione è molto ristretta, ma significativa, poiché pone in risalto il lavoro svolto.

 

I nominativi dei Magistri che affittarono le cave di Meride e Tremona dalla seconda metà del 1600 fino al 1750 circa:

- Carlo Lucini di Francesco;

- Carlo Domenico Gervasio di Andrea;

- Andrea Giudici di Bernardino;

- Giovanni Battista Giudici di Battista;

- Bernardino Giudici di Battista;

- Ottaviano Marchesi di Francesco;

- Filippo Sant'Elia di Francesco;

- Pietro Sant'Elia di Francesco;

- Bernardo o Bernardino Giudici di Marcantonio;

- Pompeo Marchesi di Giacomo;

- Boscaini Giovanni di Carlo;

- Giacomo Donghi di Francesco;

- Boscaini Francesco di Pietro Paracca di Gio. Francesco;

- Donati Paracca di Giovanni;

- Francesco Donghi di Battista;

- Pietro Marchesi di Carlo;

- Battista Donghi di Andrea;

- Carlo Domenico Donghi di Andrea;

- Giuseppe Marchesi;

- Carlo Francesco Giudici di Graziano;

- Pietro Matchious fu Francesco;

- Batta Marchesi fu Corrado.

 

I Magistri Saltriesi che hanno eretto altari, balaustre ed altro nel Canton Ticino (Svizzera):

- Anno 1614: Origlio, Chiesa della B. Vergine e San Giorgio.
Magistro Pietro Giacomo Marchesi fornisce due colonne per la chiesa.

- Anno 1617: Origlio, Chiesa della B. Vergine e San Giorgio.
Pietro Marchesi consegna 78 scalini.

- Anni dal 1647 al 1700 circa, Chiesa di Sant'Antonio di Lugano:
Nell'anno 1647 Domenico e Giacomo Marchesi consegnano 24 scalini.
Nell'anno 1674 Domenico e Giacomo Marchesi consegnano quattro colonne.
Nell'anno 1676 i Magistri Ottaviano Marchesi e Carlo Lucino consegnano pietre lavorate per la facciata.

- Tra il 1750 ed il 1756 viene ampliata la fabbrica del Collegio.
Tra i magistri che eseguirono vari lavori viene citato il Magistro Marsilio Sant'Elia.

- Anno 1700: Gentilino, Chiesa di Sant'Abbondio.
Giudici Bernardo esegue la pila dell'acqua santa.

- Anno 1699: Gentilino, Chiesa di Sant'Abbondio.
Magistro Bernardo esegue la balaustra.

- Anno 1706: Cadro, Chiesa della Beata Vergine e San Giorgio.
Giacomo Donghi esegue la balaustra.

- Anno 1736: Lugano, Chiesa di San Rocco (Cappella della natività).
Magistro Carlo Antonio Giudici esegue la balaustra.

- Anno 1741: Arosio, Chiesa di San Michele (Cappella della Beata Vergine del Rosario).
I Magistri Andrea e Francesco Broggia (Brogli) eseguono la balaustra.

- Anno 1746: Origlio, Chiesa della Beata Vergine e San Giorgio.
Magistro Marsilio Sant'Elia esegue due balaustre.

- Anno 1747: Ponte Capriasca, Chiesa Parrocchiale.
Magistro Marsilio Sant'Elia esegue l'altare.

- Anno 1748: Capolago, Chiesa Parrocchiale.
Magistro Francesco Marchesi esegue l'altare.

- Anni dal 1751 al 1765: Bellinzona, Colleggiata dei SS. Pietro e Stefano.
Nell'anno 1751 Marsilio Sant'Elia e Giacomo Marchesi eseguono la pavimentazione in pietra di Saltrio.

- Anno 1763: Bellinzona, Colleggiata dei SS. Pietro e Stefano.
Giacomo Marchesi e Antonio Giudice stipulano un contratto per la costruzione dell'Altare Maggiore, messo poi in opera con Bernardo Giudice.

- Anno 1758: Rancate, Chiesa Parrocchiale.
Magistro Carlo Antonio Giudici esegue l'altare maggiore.

- Anno 1773: Ponte Capriasca, Chiesa di Sant'Ambrogio.
Sant'Elia Marsilio esegue l'altare.

- Anno 1782: Riva San Vitale, Chiesa Parrocchiale (Cappella della Madonna).
Galli Carlo Antonio esegue la balaustra.

- Anno 1798: Castelvetro, Chiesa Parrocchiale.
Il Magistro Giuseppe Galli esegue come da contratto stipulato con Carlo Rossi di Arzo due altari e due colonne.

- Anno 1822: Lugano, Cattedrale di San Lorenzo.
Gli scalpellini, come sono considerati dall'inizio ottocento Giacomo Cassi e Giuseppe Galli, eseguono la balaustra che fronteggia la piazza della cattedrale.

- Anno 1846: Magadino, Chiesa Parrocchiale.
Lo scalpellino Cassi Antonio esegue l'altare maggiore.

 

 

 

 

 

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