Luigi Marchesi
Luigi MARCHESI, figlio di Carlo Gerolamo MARCHESI e di Caterina TAMBURINI, nasce a Saltrio il 16 aprile 1799; il padre scultore della fabbrica del Duomo di Milano, in ancor giovane età lo porta con se a Milano facendogli frequentare l'Accademia di Brera nella quale conseguì risultati brillanti e si rilevò uno dei migliori allievi.
Nel 1818 venne premiato nel concorso di seconda classe, per figura, disegno e plastica; nel 1819 ricevette un secondo premio per un disegno che rappresentava Cefalo e Procri, presentato sotto il motto "Intanto con maniere alme e devote. Spria lalma infelice del mio volto".
Nel 1823 entrò a far parte degli scultori del Duomo di Milano assieme ad altri giovani scultori usciti dall'Accademia di Brera: Benedetto CACCIATORI, Giovanni PIAZZA, Gerolamo RUSCA, Abbondio SANGIORGIO, Francesco SOMAINI, i quali nel corso della loro carriera artistica faranno scrivere pagine bellissime, storiche e culturali dell'arte scultorea milanese.
Manterrà l'incarico per circa quarant'anni, durante i quali vennero commissionate oltre trenta statue di piccola, media e grandezza naturale, delle quali le più importanti sono: San Mario, San Calimero, San Patrizio e Sant'Ignazio di Loyola.
Pure, nel 1823, un gruppo di emigranti valsesiani, residenti a Milano, gli commissionò 9 statue da eseguirsi in terracotta, aventi il tema "Gesù nella Sindone", da collocarsi nella cappella del Santuario di Varallo: una decisione che lasciò perplessi i responsabili del Santuario, forse perché lo consideravano un giovane artista poco conosciuto e agli inizi della carriera. Realizzate nel 1826, con il solo rimborso delle spese, le 9 statue vennero giudicate positivamente e ben criticate.
Dal 1828 partecipò alle mostre di Brera ed ottennè critiche lusinghiere, tanto che già nel 1830 un suo critico scrive: "Questo giovane scultore cammina sulle orme dei grandi e ci da le più lusinghiere speranze".
Nel 1833 presentò il bassorilievo in gesso "La deposizione dalla Croce" (figura dal vero) poi eseguito in marmo, su commissione del sig. Giuseppe VISMARA: i critici ne rimasero sorpresi per la perfetta esecuzione plastica, tanto da scriverne espressioni elogiative e di meraviglia, e da farne un raffronto con la "Deposizione del Salvatore" eseguita dal fratello Pompeo per il Santuario di Saronno.
Alle varie mostre di Brera espose parecchi busti, commissionati dalla nobiltà milanese, giudicati con favore per la perfetta esecuzione e per la capacità di ritrarre il personaggio con molta somiglianza.
Si può ammirare a Como nella Villa Olmo un suo busto, definito una grandiosa erma con proporzioni fuori dal naturale, che ritrae la nobildonna comasca Felicia GIOVIO PERPENTI, letterata e scrittrice.
A Saltrio, Cappella di famiglia, sono conservati due busti eseguiti nel 1838 che ritraggono i genitori, purtroppo in parte deturpati.
Nel 1827 a Milano vennero avviati i lavori per l'erezione dei Caselli Daziari (un tempo di Porta Orientale, oggi di Porta Venezia), inaugurati nel 1834: Luigi MARCHESI è presente con il bassorilievo "La fondazione di Milano - lArciduca Ferdinando protettore delle arti e delle scienze" posto all'interno di un castello.
Sull'Arco della pace è collocato l'elogiato "Busto di Cerere".
Un giudizio critico scritto nel 1840 dice: "Non di coloro che quasi dun salto raggiunsero i primi gradi, ma a poco a poco si è collocato fra i buoni artisti, guadagnandosi collo studio e colla diligenza una reputazione". Proprio in quell'anno per i suoi meriti entrò a far parte dell'Accademia di Brera come Socio d'Arte, titolo prestigioso che lo colloca fra i più stimati artisti.
Per queste sue ottime credenziali, riuscì a crearsi fiducia e rispetto, sia tra i più noti architetti sia nella nobiltà milanese: tra gli esponenti di questa c'è la Contessa Laura Visconti Ciceri.
La Contessa è una nobildonna milanese, tutta dedita alle opere caritative ed assistenziali: fondatrice dell' "Ospedale Fatebenesorelle" - un'iniziativa a favore della comunità femminile bisognosa ed appartenente alle categorie meno abbienti - oltre ad essere una benefattrice si è assunta ogni responsabilità amministrativa ed organizzativa dell'Ospedale. Amante dell'arte, dedica una particolare attenzione all'abbellimento del complesso con opere pittoriche e scultoree commissionate ad artisti affermati: è in questo contesto che l'artista è presente con il maggior numero di opere, ove si può riscontrare la finezza della sua arte, recentemente rilevata da Andrea Spiriti nel suo volume sul Fatebenefratelli.
Il primo incarico commissionatogli dalla Contessa, è il Gruppo della "Carità" in cui è raffigurata la Carità Cristiana in atto di animare alcune pie donne, è collocato in alto sulla facciata dell'edificio, ed ha suscitato una profonda impressione per la forte espressione umana.
Nel 1838 esegue il bassorilievo della fondazione dell'Ospedale, in stucco, composto da 13 figure, collocato sul frontale dell'edificio, in cui spicca la figura di Laura Visconti Ciceri mentre firma l'atto costitutivo della istituzione.
La Contessa, poi, nel 1839, gli commissionò il monumento alla memoria della figlia Ciceri Ala Ponzone, pure benefattrice, ultimato tra il 1842/43. L'opera, ben curata in tutti i suoi particolari, ritrae la nobildonna a figura intera, seduta nel fiore della sua maturità, nei rituali schemi neoclassici.
Il 9 dicembre 1841, la Contessa morì; a Luigi venne affidato l'incarico di eseguire il busto in sua memoria, realizzato infatti nel 1842 e purtroppo andato distrutto.
I subentranti amministratori ritennero che fosse stata ben poca cosa ricordare la benefattrice ed animatrice della istituzione con un semplice busto, pertanto il 16 aprile 1845 commissionarono all'artista la realizzazione della sua memoria. L'opera scultorea è di ampie proporzioni, la nobildonna anche in questo caso è ritratta a figura intera; nella mano sinistra tiene il rotolo del testamento, nella destra il progetto dell'Ospedale.
Il 16 agosto 1848 si svolse la sua inaugurazione, in un clima di entusiastico patriottismo per l'avvenuta cacciata degli austriaci.
Nel 1839 morì Giocondo Albertolli, nativo di Bedano di Lugano, figura di primo piano dell'attività artistica milanese, fondatore dell'Accademia di Brera ed esimio professore di ornato. A Luigi Marchesi è affidato l'incarico di realizzare una statua alla sua memoria, collocata al primo piano del Palazzo di Brera.
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18 aprile 1848 - Un episodio storico: l'inaugurazione del monumento alla Contessa Laura Visconti Ciceri, fondatrice dell'Ospedale Fatebenesorelle, opera di Luigi Marchesi, si trasforma in una manifestazione patriottica.
Nell'anniversario della posa della prima pietra del nuovo Ospedale viene solennemente inaugurato il monumento alla sua fondatrice.
Milano aveva appena vissuto le gloriose "Cinque Giornate" e l'entusiasmo di questi grandi avvenimento si proietta anche nella cerimonia che M. Sartorio descrive diffusamente su la Gazzetta privilegiata di Milano il 28 aprile 1848:
"la Provvidenza che sì visibilmente ci assisteva nelle sempre memorande "Cinque Giornate", in cui pugnammo per redimerci dallobbrioso giogo straniero, non abbandonò mai la nostra diletta città anco in quegli ardui momenti in cui la più sleale delle tirannidi ci minacciava la più terribile delle sciagure per un popolo che conosce la propria dignità, la prostrazione dellanimo.
..... nel 18 del corr. aprile, anniversario della fondazione, sinaugurava con bella ed opportuna solennità, il monumento che ad onore della veramente nobile fondatrice, mercè di private soscrizioni promuovevano alcuni ammiratori della magnanima donna, collintervento di Monsignor Arcivescovo, che si compiacque onorare di sua presenza la ben auspicata cerimonia. Verso le otto e mezzo antimeridiane preceduto dal clero e da alcuni giovanetti sventolanti varie bandiere tricolori, entrato nello spedale vi celebrava nellattigua cappella lincruento sacrificio. Indi moveva processionalmente accompagnato dalla Commissione sociale degli Azionisti, dr. Giuseppe Ferrario, nobile Giuseppe Della Croce ed Architetto Aluisetti, e da altri cittadini onorevoli al luogo del Monumento, opera pregevolissima dello scultore Luigi Marchesi, dove il suddetto dottor Ferrario, benemerito fondatore del Pio Istituto Medico - Chirurgico di Lombardia e dellAccademia Fisio-Medico-Statistica, fattosi interprete del voto degli astanti, innanzi alla statua monumentale della benefattrice pronunziava il seguente discorso:
- Fra il grido popolare di tremenda guerra, or un mese cominciata contro lo straniero oppressore dellItala Nazione, e linno della gloriosa vittoria di Milano, eccovi, o venerandi Romilli Ambosiano Pontefice, Suore mansuete della Carità, valorosi concittadini, eccovi scoperta la marmorea immagine duna benefattrice dellumana famiglia, la milanese Contessa Laura Visconti Ciceri fondatrice di questo Spedale Fatebenesorelle.
Il voto della cospicua nostra cittadinanza e del popolo instava che si ergesse monumentale statua in onore di sì benemerita donna; io mi feci debole interprete dun tanto giusto desiderio; vinvitai meco nellintento desiderato e voi diletti cittadini azionisti, ne prendeste tal parte, choggi qui vedete compiuta lopera, condotta dalla Vostra Commissione Sociale, e solennemente inaugurata; segno non perituro di profonda gratitudine a ricordare lillustre Matrona, ognora ammirata dalla Patria.
I monumenti, o Signori, sono meno destinati a perpetuare la memoria dè Grandi e dè Benefattori, che ad onorare quella delle Nazioni che sanno rendere omaggio alla Sapienza ed alla Virtù.
Oggi Fausto Anniversario della Fondazione di questo Ospitale Fatebenesorelle, si addiceva per la Contessa Ciceri, superno rito religioso di pubblica riconoscenza, e noi tutti lo celebriamo; esso stia esempio alle genti civili ed al popolo lombardo, affinché si imitino vie maggiormente dai presenti e dai futuri le generose virtù e le utili istituzioni di beneficenza.
E voi, Buone Sorelle devangelica fede, innalzate vostre precise laudi al Sommo Dio per colei che vi preparò questOspizio Umanitario, di cui ne faceste oggetto distintissimo della sacra vostra missione, e campo sublime della intemerata vostra vita; chè dalla celeste sede la Ciceri, vincoraggia alleccelso ministero dasciugare le lagrime ai miseri e lenirne i patimenti con divine parole, infiammandovi damore purissimo nel soccorrere laddolorata Umanità.
Coronate voi dunque, Eccellentissimo Arcivescovo, coronate lodierna inaugurazione di questo monumento, festeggiato dal tricolore Stendardo Italico, benedicendo con apostolica autorità alla Contessa Ciceri, fondatrice ed agli altri pietosi benefattori dello Spedale, alle Fatebenesorelle Ospitaliere, a noi devoti credenti ed ai cari nostri figli, alla magnanimità di Milano, ai militi fratelli, che col loro sangue difendono il terreno sacrosanto dellItalia Patria, al Presidente Casati, al Borromeo, a tutto il prode Governo Centrale.
Questo marmo da voi benedetto non rimarrà giammai freddo pel cristiano pensatore. Quel maestoso volto inspirato ne dice: Figlia dellEterno è la Santa Carità! Essa sola, più che altro, ottiene lossequio dè popoli, ed avvicina di fatto il mortale alla Divinità. E noi, onorevoli Signori, conservar sempre dobbiamo la Carità Cittadina quale vessillo di affettuosa unione, di feconda Pace, di vera fraterna concordia, anco per la suprema causa del sospirato risorgimento nazionale e dellItaliana indipendenza.
W la beata memoria della Contessa Ciceri Fondatrice dello Spedale Fatebenesorelle
W il misericordioso nostro Arcivescovo Romilli
W leroica Milano
W la Crociata e la salute dellItalia Libera
W limmortale Pio IX, il grande Angelo Tutelare della Società Umana
Salgano i nostri voti di Grazie e di Redenzione al Cielo, in noi tutti li serbi ed esaudisca eternamente Iddio! -".
Il discorso, pronunciato dal dottor Giuseppe Ferrario alla memoria della Contessa Laura Visconti Ciceri per il suo operato, come si vede va oltre una semplice cerimonia.
Egli colse l'occasione per accumunare ed esternare pubblicamente gli eventi che portarono alla cacciata degli Austriaci ed infiammò i presenti in uno spirito di elevato patriottismo e di italianità.
Pensiamo che Luigi Marchesi sia stato partecipe alla cerimonia, abbia condiviso i sentimenti espressi dall'oratore e sia stato orgoglioso che sua opera abbia dato motivo di proporre gli elevati sentimenti espressi dall'oratore, per un'Italia libera ed indipendente.